Ci sono progetti che si affrontano con una buona dose di tranquillità, qualche volta anche con entusiasmo e leggerezza, altri invece dove predomina la preoccupazione di riuscire nel compito assegnato che appare da subito difficile. Quell’”angoscia da progetto” che davanti al luogo d’inserimento ti fa chiedere se ne sarai capace. Certo che in questi casi farebbe davvero comodo una esagerata dose di autostima o di insensato autocompiacimento. Credo che ogni atto del progettare cammini su due linee che dovrebbero idealmente incontrarsi e fondersi: quella delle aspirazioni e quella delle ispirazioni. Non sempre però le aspirazioni diventano ispirazioni, nonostante ogni architetto in cuor suo lo desideri. Per questo in certi casi sarebbe meglio farsi guidare dalla linea delle cose da evitare, senza forzare l’ispirazione. Che poi, in molti casi ed in molti progetti, sono proprio le cose da evitare che da sole accompagnano verso un risultato dignitoso, dove il buon uso dell’autocontrollo previene da incontrollati desideri di stupire e di meravigliare con “splendidi” colpi di lapis. Mi capita periodicamente di rivedere i miei progetti, anche a distanza di anni, con l’occhio dell’autocritica, tanto da farmi chiedere, per alcuni di loro, se ho fatto la cosa giusta. Ma poi lascio perdere perché è un gioco inutile e autolesionistico. Perché in fondo un rimorso o un rimpianto lo si troverebbe sempre. Questo caso specifico, stranamente, non mi ha lasciato particolari “sensi di colpa”, anzi. Non era per niente facile sfidare un terreno in forte pendio, con un alto indice di fabbricabilità che obbligava ad una imponente volumetria (forse più adatta alla città che al paese), nonché le esigenze del costruttore di far quadrare giustamente i conti. Ho solo cercato di “emulare” un pezzo di paese, con la piazzetta che accoglie sulla strada, il vicolo stretto e ripido che attraversa i due palazzi, la torre come segno riconoscibile. Su e giù per una dinamica di slarghi, scalinate e corridoi, punti di affaccio panoramici, terrazzamenti belvedere, dove tutti possano conoscersi e chiamarsi per nome.
Mauro Andreini. PALAZZI RESIDENZIALI, Montalcino