Come può un non-credente progettare un luogo di culto, una chiesa ? Come può se non avverte l’esistenza di Dio ? Forse bene, perché l’esistenza di Dio non ha bisogno di manifestarsi in un luogo deputato con determinati caratteri architettonici. Non ha bisogno di una concezione univoca di spazio. Non ha bisogno di un architetto che per forza debba essere credente ed “esperto di chiese”. Basato su questa convinzione non ho mai temuto di affrontare, ogni volta, il tema del “contenitore” del soprannaturale, perché è il soprannaturale che fa il contenitore e non viceversa. Una chiesa, a idea mia, è solo un luogo collettivo dove pregare. Non è la casa di Dio, il quale non credo abbia bisogno di una casa. La sua casa è il mondo. Con questo spirito umano ho cercato la “casa degli uomini” e non la “casa di Dio”. E con questo spirito umano ho progettato questo luogo di culto così come avrei progettato una concessionaria di auto o una sala pubblica di periferia, per come ho cercato lo spazio della preghiera collettiva – avvolto da una forma semplice e riconoscibile – che si presentasse neutro, puro, quasi algido, forse anonimo. Ho cercato il “senza tempo” e “l’invito alla lentezza”. Ho cercato di emulare, perché forse già tutto è stato inventato. Ho cercato di interpretare, perché ogni atto è un’interpretazione. Ho cercato la semplice decenza, frutto del mio lapis del silenzio.
Mauro Andreini. CENTRO COMUNITARIO RELIGIOSO, Firenze