Mi è sempre molto difficile parlare delle mie motivazioni progettuali, nel raccontarli e rivederli spesso non mi viene alcuna parola sui miei progetti. E così il più delle volte lascio a loro la libertà di esprimersi autonomamente su come e a chi parlare. A quest’ultimi suggerisco un approccio istintivo, così ognuno potrà trovarci quello che meglio crede, senza intermediazioni o condizionamenti. Le poche parole che uso riferendomi alle mie architetture sono da uomo comune, quasi sempre e solo sensazioni ed impressioni che spesso possono non entrarci niente con l’architettura stessa. Come descriverei una festa di paese, un panorama, una gara ciclistica o un film. Da qualche anno ho scelto di vivere una vita artistico- professionale molto ritirata, silenziosa, appartata, per niente mondana, ai limiti del rupestre. Una vita raccolta in poche e semplici cose, senza sgomitare. Io continuo ad andare lento ed in strade secondarie. Mi sono senz’altro chiesto se questo autoisolamento valesse la pena, se mi abbia giovato. Ma non mi rispondo quasi mai, le scelte non concedono rimpianti. E con questa nuova condizione ho iniziato una nuova maniera di fare architettura e scegliendo di volta in volta quali progetti fare, in base al tema, al posto ed alla committenza. Non so se è un miglioramento ma è senz’altro un’evoluzione spontanea, intima e necessaria che mi ha riportato nell’Incanto. Credo che questo sia il progetto che più rappresenta questa mia nuova strada. E continuo a muovermi tra Sintesi e Silenzio.
Mauro Andreini. PIAZZA DELLA SCIENZA, Siena